P I T O N E

 

  R E A L E  

 

 

 

 

 

Il pitone reale è attualmente il serpente più diffuso e venduto sul mercato; ogni anno ne vengono esportati, dai paesi d’origine, a migliaia verso i mercati europei, statunitensi, canadesi e giapponesi.

Tale sfruttamento ha portato, come logica conseguenza, un rapido calo dell’offerta di tale animale nel corso del tempo, tanto che ormai il mercato è diviso in “quote” oltre le quali ogni anno non è più possibile importarne altri esemplari.

Logica anche l’inclusione del pitone reale nell’elenco della C.I.T.E.S. relativo agli animali da proteggere.

I pitoni reali infatti in natura non hanno una alta capacità riproduttiva, confrontata con quella di altre specie di pitoni. Le loro covate sono generalmente composte da poche uova ed inoltre non si hanno, da una stessa femmina, deposizioni annuali, ma in genere una ogni 2-3 anni. Oltretutto, nei loro paesi d’origine sono ricercati come cibo dalle locali popolazioni, mentre la loro pelle viene usata per la manifattura di scarpe, borse, ecc..

In questa ottica si possono inquadrare i vari provvedimenti che gli esportatori hanno incominciato ad adottare per salvaguardare tale esemplare (ed il relativo mercato).

Le femmine gravide non vengono più esportate ma vengono accudite fino alla deposizione delle uova e relativa incubazione, con il risultato di offrire sul mercato erpetologico dei baby-pitoni nati in una sorta di “ibrida cattività”. In tale modo si eviterà la perdita delle uova da parte della femmina e la sua relativa morte per stress da cattura.  

 

 

Ma a cosa è dovuto il successo del pitone reale su erpetologi esperti o su nuovi estimatori di rettili?

Docilità, scarsissima aggressività, dimensioni contenute, prezzo sul mercato abbordabile, questi alcuni dei motivi che, nel caso di un neofita, potrebbero fare decidere per l’acquisto di tale esemplare.

Oltretutto, essendo molto riluttante a mordere, il pitone reale si presta ad essere maneggiato con facilità anche dalla persona più timorosa, ricavandone subito un’istintiva simpatia.

Bisogna tuttavia considerare che sia i pitoni reali adulti che quelli giovani, possono ospitare generalmente alcuni parassiti, soprattutto gli esemplari di cattura, spesso giungono  già  affetti da gravi patologie che, se non trattate adeguatamente e velocemente (ma è difficile trovare grossisti  e negozianti disposti e capaci  di farlo) portano alla morte dell’animale.  

 

Qualcosa in questi ultimi anni sta cambiando, e qualche giovane veterinario dotato di passione e di buona volontà, sta cercando di applicarsi nel campo degli animali esotici, ponendosi già come punto di riferimento nel campo dell’erpetologia e relative patologie.

Attendiamo una rapida evoluzione di questa branca della medicina veterinaria; nel frattempo dobbiamo impegnarci per cercare di capire quelli che possono essere i problemi e le esigenze dei nostri rettili ed imparare a curare e  prevenire eventuali disturbi.

Queste pagine ON LINE cercheranno di essere d’aiuto in questo!  

 

 

 

Informazioni generali

 

Nome

Il nome scientifico del pitone reale è Python Regius

Comunemente soprannominato, soprattutto negli USA, Pitone palla, in riferimento al fatto che tende ad avvolgersi su se stesso come meccanismo di difesa, formando una sorta di “palla” (con la quale spesso i bambini di alcune popolazioni africane, giocano facendola roteare sul terreno).

Distribuzione

L’area di distribuzione del Pitone reale comprende alcune zone pianeggianti del Sudan, ad ovest del Nilo, e più a sud, le regioni del Bahrel; nell’Africa occidentale lo troviamo tra il Senegal e la Sierra Leone, e dalla Costa d’Avorio fino ad alcune zone dell’Africa centrale.

La maggior parte degli esemplari importati, provengono dal Togo e dal Ghana.  

Habitat

Il pitone reale è quasi esclusivamente terricolo; lo si trova quindi nelle praterie della savana con poca vegetazione e molte rocce, difficile trovarlo nelle foreste.

Il fatto di abitare nelle praterie, lo rende facilmente catturabile e purtroppo, pur nascondendosi in tane nel terreno o sotto cumuli di rocce, per stanarlo e catturarlo, spesso vengono incendiate zone di savana.

Dimensioni

I giovani pitoni reali variano dai 25 ai 45 cm., mentre gli adulti hanno una dimensione variabile tra i 90_130 cm., con eccezioni di esemplari che in natura possono raggiungere i 150 cm.

Accrescimento

I giovani allevati in cattività sin dalla nascita crescono fino ad oltre 90 cm. entro i primi due/tre anni di vita.

In un regime di crescita naturale, i pitoni reali possono essere sessualmente maturi già verso i 18 mesi d’età; in linea generale si è notato che gli esemplari allevati in cattività raggiungono la maturità sessuale  verso i 2/3 anni in relazione alle loro condizioni di mantenimento e al regime alimentare.

Longevità

Risultano essere tra i serpenti più longevi: raggiungere i 20/30 anni di età non è un risultato insolito per animali cresciuti in cattività.

Il pitone reale più longevo di cui si abbia notizia, è stato un esemplare vissuto nello Zoo di Filadelfia dal 1945 (giunto  giovanissimo) fino al 1992.  

 

 

Livrea

 

In generale, il colore di base di un pitone reale è marrone scuro sul corpo intervallato da numerose macchie che possono essere di colore beige-giallognolo negli adulti, mentre nei giovani possono essere color giallo-oro.

Il ventre è generalmente bianco o grigio chiaro; la superficie superiore della testa è prevalentemente nera o marrone scuro.

Le macchie , che sono disposte su tutta la superficie del corpo, sono di forma vagamente rotondeggiante, presenti sempre tra le 15 e le 25 unità e tendono ad essere ben delineate dal fondo in modo da potersi connettere, attraverso una diminuzione di colore, al fondo bianco del ventre. All’interno delle macchie è possibile notare una o due chiazze di colore marrone, questa caratteristica, tuttavia, varia a seconda delle popolazioni di pitoni reali; ve ne sono alcune in cui tali chiazze scure mancano completamente, e altre in cui sono visibilmente presenti.

Lungo la colonna vertebrale si possono osservare una serie di  macchiette ovoidali o circolari di colore chiaro.

La parte posteriore del corpo e la coda sono generalmente scure; la testa lateralmente presenta una colorazione chiara mentre dalla mandibola parte una linea più scura che arriva fino alle narici.

Gli occhi sono generalmente neri o comunque di una tonalità talmente scura da rendere estremamente difficile il riconoscimento della pupilla dall’iride.  

 

Tuttavia, da quando si è cominciato ad allevare in cattività tali animali, si è notato che esiste una serie infinita di disegni e macchie  nella  loro livrea, tanto da poter affermare che non esistono due esemplari esattamente identici, anche se provenienti dalla stessa covata.  

Si è potuto anche notare  come una certa affinità di colori e disegni sia un elemento su cui basarsi per la classificazione geografica delle diverse popolazioni di animali.

Basandosi comunque su quella diversità cromatica, alcuni allevatori hanno incominciato a selezionare i pitoni da far riprodurre in modo da poter ricavare colorazioni e disegni di livree molto particolari ed appariscenti.

Anche se statisticamente è  ancora troppo presto per affermare che tali livree possano essere frutto di caratteri ereditari o di mutazioni geneticamente recessive, si sono ottenute una serie di varianti cromatiche, alcune delle quali entusiasmanti, che, colte immediatamente da un esperto erpetologo, possono essere descritte come segue:

 

Varietà giallo-arancio (yellow-orange) La si riscontra soprattutto nei piccoli e negli esemplari giovani nei quali il colore giallo è decisamente più marcato e brillante. Alcuni esemplari hanno addirittura una livrea di colore arancione-corallo lungo tutto il lato del corpo; tale iridescenza tende ad opacizzarsi con il passare del tempo, fino a diventare marrone chiaro negli animali adulti.  

Varietà oro (high gold)Variazione estrema della fase gialla. Tale caratteristica è mantenuta soltanto dagli individui giovani. 

Unitamente ad una colorazione giallo brillante, si nota anche una diminuzione delle zone scure con allargamento delle macchie laterali anche sopra la spina dorsale, dando l’impressione di avere di fronte un pitone giallo con inserti scuri lungo tutto il corpo.

Varietà jungle E’ una delle varietà più belle di pitone reale. Caratteristica principale è quella di avere  l’iride dell’occhio gialla, una macchia marroncina sulla testa e degli scuri disegni irregolari sul corpo.

I giovani appena nati hanno una colorazione giallo-oro estremamente brillante; tale brillantezza tende ad attenuarsi col passare del tempo, gli adulti risultano infatti di colore marrone con disegni scuri mantenendo però i caratteristici occhi chiari.

Varietà melanistica (nera) Questa varietà ha un pigmento nero diffuso su tutto il corpo, anche nelle aree che dovrebbero essere più chiare come la zona del ventre che risulta essere particolarmente scura. Alcuni esemplari possono essere talmente scuri da apparire completamente neri, anche se in realtà ad una attenta osservazione risulta evidente la trama del disegno. 

I piccoli melanistici sono di dimensioni inferiori rispetto agli altri piccoli pitoni.  Non è stato ancora dimostrato ,attraverso l’allevamento in cattività, se questa fase di colorazione sia ereditaria oppure sia una mutazione recessiva. Si ha notizia di una femmina melanistica, catturata gravida, la quale ha deposto tre uova da cui nacquero tre piccoli dalla colorazione e dai disegni naturali.

Varietà axantica Il nome si riferisce al fatto che in questi individui è assente il pigmento giallo; si verificano così due diverse forme di pitoni axantici: nella prima, che è la più comune, la colorazione dei giovani e degli adulti risulta essere tra il grigio pallido ed il marrone sbiadito; nella seconda, decisamente più rara, i piccoli hanno una colorazione bianco-avorio con disegni più scuri. Crescendo, tale colorazione muta in una tonalità più scura di grigio (antracite) e i disegni risultano essere debolmente visibili. A questo secondo tipo di varietà axantica, gli allevatori americani hanno dato il nome di “bianco-nero”. Sembrerebbe che questa forma di axantismo sia ereditaria come semplice mutazione recessiva.  

Varietà xantica Questa varietà è l’opposto della precedente. I pitoni reali classificati in questa fase di livrea, hanno una colorazione giallo-oro brillante che mantengono anche da adulti. Non è stato ancora chiarito se tale condizione sia dovuta ad un eccesso di pigmento giallo (reale fase xantica) oppure da una minore quantità di pigmento nero (definita fase ipomelanistica). I tratti scuri della maggior parte dei pitoni xantici hanno quasi sempre delle chiare sfumature gialle o verdi.  Da quanto finora ottenuto dall’allevamento in cattività, si può dedurre che la condizione xantiaca sia ereditaria e recessiva.

Albino Condizione di totale amelanismo (assenza di melanina) dovuta ad una mutazione recessiva. I pitoni reali albini sono bianchi con disegni gialli e occhi rossi o arancioni. Alcuni pitoni albini risultano essere nati in Ghana da uova deposte da femmine catturate, quindi tale condizione pare essere presente anche in  natura . 

E’ da ritenere, tuttavia,  che un pitone reale albino in natura non abbia grosse possibilità di sopravvivenza in quanto scarsamente mimetizzabile con l’ambiente e quindi facile preda per i suoi nemici naturali (uccelli rapaci).

Leucistico Il pitone  si presenta completamente bianco, privo di disegni e con gli occhi scuri. Fase estremamente rara; si conoscono solo un paio di nascite negli USA.

Pezzato. Livrea di spettacolare e particolare bellezza. La testa e parte del collo sono di colore normale, mentre quasi tutto il corpo si presenta color bianco latte, intervallato, ma non sempre, da piccole zone di pigmentazione normale. 

Geneticamente non si è ancora stabilita l’ereditabilità o meno di tale fase.

Crossover o Banded. Questa è la condizione nella quale le macchie chiare di entrambi i lati si uniscono sulla schiena dando l’impressione di un serpente chiaro con delle irregolari bande scure. Tale varietà viene naturalmente riscontrata in gruppi di pitoni reali originari della Nigeria, mentre è piuttosto raro che si riscontri in pitoni provenienti dal Ghana o dal Togo. Questa fase ha una base genetica dovuta probabilmente a più caratteri e non ad un singolo gene.

Striped.Esistono diversi tipi di pitoni reali “striped”. La tipologia più comune è quella in cui si nota la fusione in senso longitudinale delle macchie laterali e pare essere una variazione casuale non legata ad un carattere recessivo.

Un’ulteriore variazione conosciuta come “wide-striped” presenta le strisce chiare longitudinali lunghe circa 3-5 scaglie e larghe 7-12.

Clown. Gli esemplari così definiti hanno piccolissimi disegni laterali ed una testa molto chiara con sottili linee scure. Le scaglie intorno agli occhi sono nere e sotto ad ogni occhio c’è una piccola macchia a forma di lacrima che ricorda quella  del trucco di alcuni clown.

Ghost. Questa fase, molto rara nei pitoni reali, sembra essere determinata da insolite piccole scaglie dorsali rotondeggianti.

Gli esemplari definiti “ghost”, hanno un’iridescenza satinata che rende i colori più tenui e soffusi. Tale variazione è stata riscontrata in individui catturati in Ghana, in cattività non si è ancora riusciti a riprodurla.

 

 

Scelta di un esemplare

 

Se state acquistando il vostro primo serpente ed avete optato per un pitone reale, avendo  possibilità di scelta, scegliete un animale giovane. Un esemplare giovane proviene sicuramente da un allevamento in cattività mentre un adulto potrebbe essere di cattura e quindi presentare notevoli difficoltà nell’ambientarsi alla cattività e quindi avere difficoltà nel cibarsi e oltretutto potrebbe ospitare, se non quarantenato in precedenza, un certo numero di parassiti. Il trovarsi con un animale che ha difficoltà a cibarsi o che è da sottoporre ad un periodo di “cura”, potrebbe scoraggiare il neofita che non è comunque pronto ad affrontare una situazione del genere.

E’ quindi consigliabile, al momento dell’acquisto, optare per un animale giovane, apparentemente sano, vigoroso e che mangi; è quindi il caso di sapere cosa osservare in un pitone.

Sarebbe buona cosa, in seguito, fare visitare il vostro nuovo esemplare da un veterinario, in quanto, alcune patologie non possono essere sempre visibili da un esame esterno dell’animale.

 

Sarà sano?  

 

 

 

I punti che seguiranno, vi aiuteranno nella scelta di un potenziale esemplare sano e con buone possibilità di adattarsi  facilmente alla vita in cattività.

·Scegliete l’esemplare più giovane, che presenti un corpo rotondeggiante  sul quale non si vedano le vertebre o le costole; controllate che non ci siano ferite o abrasioni sulla pelle.

·Chiedete che vi sia dato in mano in modo da poter verificare la “forza" dell’animale ed il relativo tono muscolare; il fatto che vi diano l’impressione di stringersi attorno al vostro polso o alle vostre dita, è un buon segno. Evitate gli esemplari che risultino deboli e privi di reazioni.

·Tenendo con due dita il serpente da dietro la testa e facendolo appoggiare con il corpo sul vostro braccio, con l’altra mano tirate gentilmente la pelle sotto la mascella in modo da aprire la bocca dell’animale: verificate che non ci siano bolle di muco che indicano la presenza di infezioni alle vie respiratorie.

·Mentre il serpente ha la bocca aperta, verificate anche la presenza di stomatiti o infezioni della mucosa orale. Qualora fossero presenti, individuerete delle zone delle gengive ricoperte da una sostanza biancastra lattiginosa, in altri casi potrete invece verificare la presenza di forti arrossamenti ed eventuali ferite; come logica, evitate questi animali.

·Tenendo ancora il serpente in mano, verificate gli occhi e controllate che siano chiari e limpidi, se l’animale dovesse essere in muta, entrambe gli occhi avranno lo stesso grado di opacità.

·Controllate che sul corpo non ci siano protuberanze e che lungo la colonna vertebrale e lungo i lati del corpo non vi siano zone incavate.

·Esaminate la zona ventrale, in modo da escludere la presenza di ferite, abrasioni, scaglie mancanti o danneggiate.

·Cercate l’eventuale presenza di zecche tra una scaglia e l’altra; sono scure, tondeggianti o piatte simili ad un acino di uva passa. Si possono debellare ma si devono eliminare una per una, quindi se l’animale ne presenta un numero considerevole, meglio evitare di acquistarlo.

·Allo stesso modo, controllate la presenza di parassiti esterni. Molto più piccoli delle zecche, altrettanto tondi e scuri, si possono veder muoversi sul corpo dell’animale. Sono infestanti , passano da animale ad animale e colonizzerebbero tutto il terrario costringendovi ad una massiccia disinfestazione.

 

Quarantena

 

Questo accorgimento vale indipendentemente dal tipo di serpente che acquistate; si tratta di una semplice norma di prevenzione nei confronti di altri serpenti che potreste già avere in casa.

Ricordate quindi che è importante “quarantenare” il vostro nuovo serpente in un terrario apposito, preferibilmente isolato da altri già abitati.

Tale  isolamento, che osserverete per almeno 60 giorni, vi permetterà di conoscere meglio il vostro serpente e verificare eventuali comportamenti anomali.

 

Esame delle feci. La maggior parte dei pitoni reali importati ed anche alcuni esemplari nati in cattività, possono ospitare numerosi parassiti intestinali che è importante eliminare per mantenere in buona salute il vostro animale.

Attraverso un semplice esame delle feci (che qualsiasi veterinario può eseguire) è possibile stabilire la presenza di nematode, cestosi, trematodi, così come protozoi o coccidi. I pitoni opportunamente trattati, si acclimatano molto meglio di quelli non trattati.

 

Zecche e parassiti. Se al momento dell’acquisto vi fosse sfuggita la presenza di questi “indesiderati” ospiti, con l’attenta osservazione durante questo periodo di quarantena, riuscirete sicuramente a scovarli. Le zecche normalmente si insinuano tra una scaglia e l’altra ; per eliminarle utilizzate del cotone imbevuto d’alcool e, strizzandolo, fate cadere alcune gocce sul corpo della zecca, attendete alcuni minuti e quindi staccatele una per una con una pinzetta. E’ importante stordire la zecca con l’alcool perché bisogna estrarre anche il “pungiglione” che il parassita utilizza per ancorarsi al corpo dell’animale. Staccare la zecca senza effettuare questa operazione preventiva, significa lasciare il “pungiglione” tra le scaglie e rischiare quindi l’insorgere di ascessi o infezioni.

Per gli altri parassiti, vi rimandiamo alla sezione relativa alle cure mediche.

 

Terrario per la quarantena. Il terrario dovrà essere allestito in maniera molto semplice. Come fondo utilizzate un foglio di giornale (particolarmente igienico e facile da cambiare), la temperatura ambientale dovrà essere intorno ai 28°-30° con una zona più calda sui 35°C. E’ consigliabile creare una tana che potete creare utilizzando una scatola di cartone capovolta nella quale praticherete un’apertura per permettere all’animale di accedervi comodamente. Nel terrario non dovrà mai mancare una bacinella con l’acqua.

 

Prova cibo. Dopo aver mantenuto il serpente nel terrario per circa due settimane senza toccarlo e maneggiarlo, lasciando in assoluta tranquillità e, verificato che non stia per fare la muta (colori opachi e occhi velati), si può provare ad alimentarlo seguendo i vari punti riportati nell’apposita sezione.

 

Una cosa importante da comprendere è che i pitoni reali possono richiedere parecchie settimane, talvolta anche mesi, per adattarsi al nuovo ambiente. In tutto questo periodo essi potrebbero rifiutare il cibo, senza peraltro perdere peso o incorrere in malattie. Una volta ambientati, gli animali cominceranno a nutrirsi con regolarità e a crescere.

 

Allestimento del terrario

 

 

Il pitone reale ma, in generale, qualsiasi tipo di serpente, deve essere alloggiato in un apposito terrari e non in un contenitore qualsiasi. Vi sono in commercio diversi tipi di terrari (vetro, legno, plexiglas ), dei quali parleremo più avanti, ma la cosa che gli accomuna è che dovrebbero garantire una certa sicurezza contro eventuali fughe. Perché il pitone reale, in particolare modo, è decisamente abile nelle evasioni, ed una volta in giro per casa non è facilissimo da recuperare.

 

Scelta del terrario

Per quanto riguarda il materiale, il migliore , almeno sotto l’aspetto del mantenimento igienico, è il vetro, perché facilmente lavabile e consente anche una rapida disinfezione nel caso ne comparisse la necessità.

I terrari che includono nella struttura la presenza di legno, saranno sicuramente esteticamente più “caldi” e gradevoli, ma in presenza di eccessiva umidità o a contatto con l’acqua, il legno tenderà a gonfiarsi e deformarsi; inoltre eventuali parassiti esterni potrebbero trovarsi una buona sistemazione rendendo più difficile l’opera di disinfestazione.

Non è comunque da escludere la presenza del legno, a patto che sia in rivestimento ad altro materiale (vetro) e non a contatto diretto con l’animale.

Il plexiglas, oltre a mantenere poco il calore, tende a rigarsi facilmente e, per quanta attenzione si possa fare durante le normali operazioni di pulizia e manutenzione, il rischio di segnarlo involontariamente è molto elevato.

Il terrario deve avere delle aperture idonee per permettere una giusta areazione all’interno. Tali aperture possono essere costituite da una serie di piccoli fori circolari posti su entrambe le pareti ad altezze differenti , per consentire una giusta circolazione dell’aria, o da sezioni rettangolari più ampie poste sulle pareti laterali. Sia i fori che le sezioni, saranno opportunamente “ostruiti” con rete metallica in modo da evitare che l’animale possa fuoriuscire.

Deve essere anche presente una predisposizione all’impianto luci: tale predisposizione può essere fornita tramite dei piccoli fori posti sulla parte superiore del terrario che permettano il passaggio di un filo elettrico a cui attaccare il portalampada, oppure da un apposito alloggiamento per i tubi al neon.

Per quanto riguarda il tipo di apertura, la migliore è quella a scorrimento laterale frontale o a “ghigliottina”(dall’alto al basso) rispetto ad una basata su cardini, per evitare che l’animale, spingendosi contro il vetro, possa forzarlo e aprirlo.

Infine diamo una indicazione sulle dimensioni: per un giovane pitone reale, le dimensioni minime consigliate sono 50 x 30 x 40h per passare ad un 80 x 40 x 50h per un individuo di media taglia ed un 100 x 50 x 60h per un adulto.

 

 

Substrato

Come detto in precedenza, durante il periodo di quarantena, il fondo migliore per il terrario è il foglio di giornale perché permette una pulizia più veloce e soprattutto permette un controllo più sicuro delle feci e di altri aspetti (presenza di parassiti). Togliendo il giornale, infatti, si può procedere immediatamente con qualsiasi trattamento trovandosi il terrario completamente vuoto.

Per un esemplare già quarantenato, si può optare per un substrato più decorativo e naturale come la corteccia di cipresso spezzettata, oppure trucioli di pino, di pioppo o corteccia di medie dimensioni per orchidee.

Nei negozi specializzati troverete confezioni già pronte e sterilizzate di corteccia di pino o cipresso. Nel caso utilizzaste corteccia non appositamente per rettilki, dovrete fare attenzione a due cose: la prima  consiste nel verificare che non siano stati mescolati trucioli di cedro che risultano dannosi per i serpenti; la seconda consiste nell’evitare di usare corteccia particolarmente aromatizzata in quanto l’odore del pino è determinato da  particolari sostanze tra le quali i fenoli, la cui presenza , in eccesso, è dannosa per i serpenti.

Se utilizzate corteccia di pioppo, è consigliabile inserirne uno stato abbastanza alto perché il serpente, passandoci sopra tenderà a compattarlo facendo diminuire l’altezza.

E’ in genere buona norma verificare, ogni tanto, che le scaglie e le cortecce poste nel terrario, soprattutto se di dimensioni fini, non si incastrino negli angoli della bocca dell’animale.

 

Temperatura

Il pitone reale richiede una temperatura relativamente alta; nel suo terrario è consigliabile mantenere, durante il giorno,  una temperatura ambientale variabile tra i 28°-30°C.

E’ importante creare anche una zona nel terrario (la cosiddetta “basking-zone), che può occupare circa 1/3 delle dimensioni, in cui la temperatura sia più alta (33°-35°C) in modo da permettere al vostro animale di potersi termoregolarizzare autonomamente. Se il serpente avrà la necessità di avere una fonte di calore sostenuta, stazionerà nell’apposita “basking-zone”, altrimenti stazionerà in un qualsiasi altra zona del terrario; generalmente i serpenti tendono a ricercare una temperatura maggiore dopo aver mangiato per favorire il processo digestivo.  

Durante la notte, la temperatura può abbassarsi di alcuni gradi (23°.25°C) senza che l’animale ne risenta.

Se poi, durante l’inverno, decidete di preparare i vostri esemplari alla possibile riproduzione, la temperatura potrà addirittura subire maggiori sbalzi, dai 24°C del giorno fino ai 3°-4°C della notte.

 

Riscaldamento

Vediamo adesso quali sono i metodi migliori per mantenere la temperatura in un terrario. In commercio si possono trovare , oltre alle lampade, i cavetti ,le piastre o tappetini e le rocce riscaldanti, tutte con relativa scala di vattaggio.

Il sistema migliore, secondo il nostro punto di vista, è quello costituito dalle lampade riscaldanti che si suddividono in due tipi: le cosiddette “basking lamp” che generano una fonte di calore unitamente ad una luce chiara che serve anche ad illuminare il terrario, e le lampade a raggi infrarossi che forniscono ugualmente calore ma con una intensità luminosa decisamente inferiore. Per questo motivo le lampade infrarosse vengono consigliate per il riscaldamento notturno.

Entrambe i tipi di lampade sono disponibili in diversi wattaggi tali da consentirne un uso appropriato a secondo delle dimensioni del terrario.

Esiste un terzo tipo di lampada, poco utilizzata per la verità, ed è quella in ceramica, che produce calore senza emissione luminosa; ciò talvolta porta a pensare che la lampada sia spenta rischiando di scottarsi.

I cavetti riscaldanti (disponibili dai 15watt agli 80 watt) hanno l’inconveniente di essere  piuttosto spessi , e quindi difficilmente posizionabili sotto la base del terrario, e lunghi (da 1,5mt. a 6 mt.), costringendoci a sistemarli lungo tutta l’area di base del terrario attraverso continui zigzag.

I tappetini riscaldanti sono, invece, piatti e di dimensioni contenute, e possono considerarsi una valida alternativa alle lampade. Vengono anch’essi posizionati sotto la base del terrario e generalmente si consiglia di acquistarlo di dimensioni inferiori alla base, per  evitare che tutta la superficie abbia la stessa temperatura e per dare la possibilità all’animale, qualora lo richiedesse, di avere un’area meno calda. Attenzione a non confondere la zona riscaldata dal tappetino con la “basking zone” che si ottiene soltanto con una lampada riscaldante.

E’ importante ricordare che il riscaldamento deve poter essere “gestito”. Per avere la possibilità di intervenire sempre nella regolazione della temperatura del terrario possiamo collegare il nostro sistema riscaldante ad un termostato sul quale imposteremo la temperatura massima oltre la quale il sistema si spegnerà e la temperatura minima sotto la quale entrerà in funzione.

In assenza di una regolazione della temperatura, cavetti e tappetini riscaldanti possono fare aumentare la temperatura della base del terrario fino a provocarne la rottura (base in vetro) o un inizio di incendio (base in legno).

Le rocce riscaldanti sono generalmente poco consigliate per i serpenti perché questi tendono ad avvolgersi intorno ad esse e potrebbero scottarsi facilmente.

 

 

Illuminazione

L’illuminazione sembra essere relativamente importante per la manutenzione in cattività del pitone reale. Una volta che gli sono state fornite le necessarie condizioni di temperatura, si è notato che i pitoni vivono bene anche se mantenuti con poca luminosità. Molti allevatori interessati alla riproduzione del pitone reale agiscono anche sul controllo del periodo di illuminazione per simulare la luce del giorno durante le varie stagioni, aumentandolo quindi in estate e riducendolo al minimo durante l’inverno.

Le lampade che meglio si adattano a questo scopo sono quelle al neon, che hanno una minima emissione di calore e quindi non influiscono sulla temperatura ambientale.

Ultimamente in commercio vi sono diversi tipi di lampade al neon per rettili e tutte, tendenzialmente, reclamizzano una buona emissione di raggi UV. Collegando un timer al gruppo di accensione della lampada, potrete impostare l’accensione e lo spegnimento automatico della luce.

Il periodo di illuminazione giornaliera può variare tra le 12-14 ore per la maggior parte dell’anno, riducendolo a 10-11 ore durante l’inverno.

 

Termometro

Il termometro è ovviamente un accessorio indispensabile.

Disponibili in diverse forme, dai classici ad alcool alle strisce termosensibili, i più affidabili risultano essere quelli digitali con sonda interna  che si raccomanda di posizionare il più lontano possibile dalla fonte di calore per aver l’indicazione della temperatura di “base” all’interno del terrario.

 

Termostato

Esistono due tipi: quelli che accendono e spengono il sistema di riscaldamento una volta raggiunta la temperatura prestabilita, ed altri che invece si abbassano o si alzano, aumentando o diminuendo la quantità di calore da introdurre all’interno del terrario, mantenendo quindi costante la temperatura.

I primi sono più facilmente reperibili sul mercato e risultano essere anche piuttosto validi.

 

Tane

Tutti i pitoni reali, di qualsiasi dimensione essi siano, devono avere a disposizione dei ripari confortevoli, che diano un senso di sicurezza e che permettano il riparo dalla luce.

Grossi pezzi di corteccia di sughero sono sicuramente buoni rifugi da offrire al vostro animale; in alternativa potete inserire nel terrario grossi vasi per fiori capovolti e con un’idonea apertura nella parte superiore che permetta all’animale di entrarci comodamente.

Sul mercato è possibile trovare delle tane in materiale sintetico di dimensioni adatte anche ad un adulto.

 

Alimentazione

 

Questo è forse l’argomento più importante di queste brevi note sul pitone reale.

Infatti , la cosa più comune che si possa sentire dire da un proprietario di pitone reale è che il serpente non mangia, oppure che ha impiegato parecchio tempo prima di cominciare ad alimentarsi con regolarità. Questa riluttanza o ostinazione a non alimentarsi è maggiore quanto è maggiore l’età dell’animale; con i piccoli ciò accade con minore frequenza e comunque per un periodo di tempo piuttosto limitato.

Se avete scelto un animale in buona salute, sappiate che sarà in grado di rimanere a digiuno per parecchi mesi, senza subire conseguenze o ammalarsi. Ci sono stati casi di pitoni reali che hanno rifiutato il cibo per più di un anno , ma il record spetta ad un esemplare che si è alimentato dopo ben 22 mesi di digiuno.

Le cause di questo digiuno possono essere molteplici, ma la prima e più logica considerazione da fare è valutare cosa abbia passato il nostro pitone nel periodo antecedente l’acquisto; viaggi, spostamenti da un terrario all’altro , mantenimenti non ottimali, parassiti intestinali non opportunamente trattati o infezioni della bocca possono avere causato un eccesso di stress.

Supponendo di avere un animale sano, in linea generale si può dire che la causa primaria che lo porta al rifiuto del cibo potrebbe essere una eccessiva manipolazione. La tendenza ad arrotolarsi, dimostrata dalla maggior parte dei pitoni reali, è sintomo di stress, l’animale assume questo comportamento quando si sente minacciato; molti proprietari, ammaliati dalla bellezza e dalla docilità del loro serpente, tendono a toccarlo molto spesso, tirandolo fuori dal terrario e tenendolo tra le mani, divertendosi a vederlo arrotolarsi e srotolarsi.

Tutto ciò , seppur fatto con le migliori intenzioni, impedisce ai proprietari di cogliere l’elemento stressante che questa “manipolazione” provoca sull’animale.

Inoltre, una volta reintrodotto nel terrario, il pitone potrebbe cominciare a muoversi in maniera piuttosto frenetica, questo perché cerca una via di fuga da una situazione che non gli garantisce tranquillità.

Ecco perché, se state cercando di capire come mai il vostro pitone non mangia, dovete valutare quanto possa essere “stressato” e quanto di questo stress dipenda dal vostro comportamento. La prima cosa da fare, quindi, è quella di lasciare abituare il serpente al suo terrario senza maneggiarlo troppo fino a che non abbia mangiato per 3-4 volte. Una volta che il pitone mangia con regolarità, limitatevi a brevi manipolazioni che andranno ad aumentare dopo alcuni mesi di regolare alimentazione.

 

Alimentazione dei neonati e dei giovani.

Se avete acquistato un piccolo pitone reale, presumibilmente nato da poco tempo, la sua alimentazione non dovrebbe essere un problema. Normalmente i piccoli mangiano per la prima volta entro un paio di settimane dalla prima muta, che in genere avviene una o due settimane dopo la loro nascita.

Il loro “pasto” sarà un topino rosa di circa 10 giorni oppure uno poco più grande ma con il pelo ancora in fase di crescita; il piccolo pitone dovrà mangiare almeno una volta alla settimana.  

 

I giovani pitoni di dimensioni maggiori, generalmente cominciano a mangiare entro poche settimane dal momento dell’acquisto; a loro potranno essere offerti topolini sub-adulti (un paio per volta) oppure baby ratto.

Ai pitoni adulti, di dimensioni superiori ai 70 cm.,una volta che cominciano a mangiare, si possono offrire 3-4 topi adulti o baby ratto di primo pelo, ogni 10-20 giorni.

Parlando di topini o baby ratto, si intendono sempre esemplari vivi, anche se non è da escludere di poter abituare abbastanza velocemente il proprio animale a cibarsi di prede già morte.

 

 

 

 

 

R e t t i l i A n f i b i P e s c i  A r a c n i d i    C u r i o s i t à    P i a n t e   T e r r a r i A c q u a r i