E L A P H

 E  G U T T A T

 

E L A P H E   G U T T A T A

 

 

 

In breve…..  

 

L’Elaphe guttata è stata una delle prime specie di serpenti ad essere regolarmente allevata e riprodotta in cattività. La facilità con la quale la si può mantenere e la sua particolare bellezza, fanno di questo serpente uno dei favoriti tra gli appassionati e non. La sua popolarità può essere attribuita a diversi fattori:

 

Particolare aspetto. Parecchie persone considerano questo serpente come tra le specie più attraenti per la particolare colorazione e i sinuosi disegni. Esistono oltretutto diverse varietà di colori ,le normali variazioni presenti in natura e le “combinazioni” ottenute in cattività; è facile quindi , su una dozzina di esemplari, non trovarne due uguali.

Buon temperamento. Il carattere della maggior parte degli individui adulti è da considerarsi decisamente molto buono.

Facile mantenimento. L’Elaphe guttata non richiede particolari condizioni per essere ben mantenuta.

Normalmente in cattività non dimostra avere problemi nel cibarsi, non è predisposta ad ammalarsi facilmente e riesce a riprodursi con estrema normalità.

Le sue moderate dimensioni fanno si che la si possa tenere facilmente in casa  in un terrario che non occupi tanto spazio.

Disponibilità sul mercato. Il grande numero di Elaphe guttata allevati in cattività ha garantito una loro costante presenza sul mercato a costi molto ragionevoli.

 

In breve, l’Elaphe guttata risulta essere l’animale ideale anche per chi si vuole accostare all’affascinante mondo dei rettili senza possedere una particolare esperienza.

 

 

Informazioni generali

Il suo nome scientifico, Elaphe guttata, deriva dalla parola greca “elaphe” che significa “pelle di daino” e dalla parola latina “guttatus” che significa “macchiato”o “screziato”.

Conosciuta anche come “serpente del grano”, per via della facilità nell’incontrarla nei campi di grano  , a caccia di prede ,o come “red rat snake” per la colorazione rossa di alcuni esemplari e per la loro preferenza a predare ratti.

Il corpo presenta bellissimi disegni  formati da larghe e prominenti macchie che lo percorrono interamente e la pelle ,liscia e squamosa,  ricorda la morbidezza del cuoio.

 

Dimensioni e colorazioni

I piccoli appena nati  misurano normalmente  25-35 cm. di lunghezza, mentre gli adulti possono variare dagli 80 ai 150 cm. con alcune eccezioni di 180cm.

 

Il corpo,come già accennato, è caratterizzato da una serie di macchie,spesso sottolineate in  nero, che “corrono” lungo il dorso dell’animale e da macchie più piccole poste sui fianchi. La prima macchia sul dorso del collo si divide formando due strisce che ,unendosi alla base della testa, formano una caratteristica “punta di lancia”. Altre strisce corrono lungo i lati della testa  e terminano nella parte di fronte agli occhi.

Il colore di base varia tra l’arancione,il grigio e il marrone mentre le macchie sono quasi sempre di tonalità più scura rispetto al corpo.

I piccoli normalmente presentano più contrasti di colore ma minore pigmentazione arancione.

Il ventre della maggior parte degli esemplari è segnato da audaci disegni a scacchi su un fondo bianco o arancio chiaro; i disegni tendono a fondersi vicino alla parte terminale della coda in una striscia.

Le squame sono presenti in 25-35 file nel mezzo del corpo.

 

Sottospecie

Sono due o tre le sottospecie di Elaphe guttata finora riconosciute.

Elaphe guttata guttata è lo standard e la sottospecie alla quale appartengono la maggior parte di “serpenti del grano” nati in cattività.

L’Elaphe guttata emoryi è la sottospecie originaria delle zone dell’est, con macchie scure e colorazione difficilmente sull’arancio-rosso ma più tendente al grigio-marrone. In parecchi di questi esemplari non sono presenti nemmeno i caratteristici disegni a scacchi e le loro dimensioni raggiungono un massimo di 150cm.

L’Elaphe guttata rosacea è considerata come una sottospecie separata, proveniente dalla Florida. Questi esemplari possiedono una minima quantità di pigmento nero soprattutto ai lati del dorso e del ventre.

 

Mutazioni d’aspetto  

In aggiunta alle considerevoli naturali variazioni di aspetto presenti tra  le sottospecie di Elaphe, ci sono anche una varietà di specifiche mutazioni della pigmentazione e dei disegni  selezionate dagli allevamenti in cattività e che sono ormai considerate “popolari” alternative alle normali specie.

Di seguito elenchiamo le caratteristiche genetiche conosciute:  

 

Amelanismo. Gli esemplari amelanistici sono quasi totalmente mancanti del pigmento nero/marrone; ne rimane solo una traccia sul bordo dell’iride degli occhi che, per il resto, sono completamente rossi.  

Normalmente questi esemplari sono indicati come “albini” o “albini rossi”; questa semplice caratteristica genetica recesivaè la più popolare tra le mutazioni disponibili.

Aneritrismo.Questi esemplari sono il complemento degli amelanistici i quanto essi hanno il grigio,il marrone e il nero ma mancano del pigmento rosso e arancione.

Normalmente indicati come Elaphe “nera” o “albino nero”. L’aneritrismo è una mutazione recessiva.

Ipomelanismo.Sono animali con una forte riduzione della melanina, ma ai quali non manca completamente.

 

Le loro pupille sono nere come gli esemplari normali. Questa caratteristica è causata da una singola mutazione recessiva.

Motley.Il termine è stato coniato per descrivere una mutazione che produce macchie irregolari che sono spesso connesse le une con le altre.

In aggiunta, il caratteristico disegno a scacchi sul ventre è completamente assente.

Questo tratto è causato da una mutazione recessiva.

Striped.Sono gli esemplari  che hanno le loro macchie dorsali sostituite da quattro righe scure che percorrono la lunghezza del corpo. Come nella specie Motley, il disegno a scacchi sul ventre non è presente.  

Questo è un altro tratto recessivo ereditario.

Zig-zag.Tratto ereditario che causa una variabile tendenza per le macchie dorsali ad essere connesse ad ogni altra in un modo a zig-zag; causato probabilmente da una mutazione recessiva.  

 

In aggiunta alle autentiche,note caratteristiche genetiche finora descritte, elenchiamo poche altre morfologie conosciute:

Rosso sangue. Gli adulti presentano una colorazione arancione scuro e i tipici disegni a scacchi sul ventre sono sostituiti da irregolari macchie arancioni. La mancanza dei disegni a scacchi è un tratto recessivo, ma la colorazione è più complessa  nella loro eredità.

Okeetee. Questo è un nome che è spesso usato in riferimento a serpenti che hanno una quantità considerevole di arancione nella loro complessiva colorazione e deriva da una piantagione della Carolina del Sud.  

Miami fase.Questa varietà si riferisce a bellissimi esemplari  con macchie rosso-arancioni su una colorazione di base grigia prevalenti in Florida.

Snow. Nome assegnato al “bianchiccio” esemplare che unisce la mutazione amelanistica con l’aneritristica.  

Ghost. Varietà rosata di esemplare che risulta dalla combinazione della

mutazione per ipomelanismo e aneritismo.  

Creamsicle.Le caratteristiche amelanistiche incrociate nella sottospecie dell’Elaphe guttata emoryi.

Arancione molto pallido rispetto a tutte le altre varietà.

 

 

Zone di origine e habitat naturale

La sottospecie orientale, Elaphe guttata guttata, è normale trovarla nel sud-est degli Stati uniti, nella Louisiana, nella Virginia e a sud del New Jersey. La sottospecie occidentale,Elaphe guttata emoryi, la si trova nel Texas,nel nord del Messico, a est del Nuovo Messico e nel nord del Kansas e Missouri.

Il loro habitat naturale è decisamente vario; in natura trascorrono molto tempo a vagare nel sottosuolo, è quindi possibile trovarli in vallate rocciose, in lande boschive, in aree di foresta ecc.. Benchè siano buoni arrampicatori, normalmente rimangono preferibilmente a livello del terreno.

Sono diurni nel periodo primaverile ma generalmente notturni nella stagione calda.

 

Dieta

In natura gli esemplari adulti si cibano di piccoli roditori e di uccelli  mentre i piccoli prediligono piccole lucertole o rane arboricole; in cattività possono essere mantenuti tranquillamente con una dieta  di topi “domestici” di svariate dimensioni.

 

Maturazione sessuale e longevità

Gli esemplari allevati in cattività  generalmente possono riprodursi entro il secondo anno di età , alcuni addirittura entro il primo . La dimensione minima di un serpente sessualmente maturo è di 75 cm. di lunghezza e 100 g. di peso, taglia che si può raggiungere entro l’anno seguendo un buon programma di mantenimento. Questo genere di serpente ha una attività riproduttiva fino ai 10-15 anni di età; alcuni hanno raggiunto anche i 20 anni.

 

 

Sesso

Esaminando , un esemplare adulto, nella parte sottostante della coda, è possibile distinguere il dimorfismo sessuale.

La coda della femmina comincia ad assottigliarsi immediatamente, o quasi, dopo il ventre; la coda del maschio invece  rimane spessa ben oltre il ventre. La coda del maschio è anche piuttosto lunga rispetto alle dimensioni complessive del corpo.

Non essendo ancora ben sviluppate le reali dimensioni del corpo, nei giovani esemplari è bene utilizzare un altro metodo per riconoscerli sessualmente.

Premendo leggermente con il pollice alla base della coda nella zona sottostante il ventre, con un movimento delicato e rotatorio, possono fuoriuscire i due emipeni del maschio. La femmina è ovviamente riconoscibile per la mancanza di emipeni. Occorre ovviamente eseguire l’operazione con molta attenzione e precisione.

Qualora non si avesse la certezza con i metodi finora citati, è possibile utilizzare, sia sugli adulti che sui giovani, un apposito sondino in acciaio con punta smussata di dimensioni adeguate.

Il sondino deve essere inserito tra il ventre e la base della coda nella piccola fessura visibile; se l’esemplare è maschio, il sondino entrerà completamente fino ad arrivare all’emipene, nella femmina sarà possibile introdurlo meno in profondità. Nell’utilizzare il sondino bisogna però prestare molta attenzione perché, se usato non correttamnete, può ferire l’animale.

E’ comunque possibile aiutarsi  nella distinzione sessuale anche osservando il comportamento dei nostri esemplari .

 

Scelta di un esemplare

 

Giovani  

Acquistare un esemplare giovane è  sicuramente più consigliabile rispetto ad uno adulto; normalmente è meno costoso ed è facile riconoscere quasi con esattezza la sua reale età oltre ad avere una infinita possibilità di scelta riguardo alla varietà di colorazione. Se si è interessati ad avere un esemplare albino o di un’altra particolare varietà ottenibile in allevamento, è molto più facile trovarla in piccoli esemplari.

Oltretutto, è sicuramente di maggior soddisfazione allevare e veder crescere un piccolo , seguendolo nelle varie fasi di crescita fino ad avere il nostro esemplare adulto.

Ovviamente crescere un piccolo può creare alcuni svantaggi: i piccoli devono essere seguiti con maggiore attenzione, possono avere problemi nel cibarsi  e comunque devono essere controllati nel programma alimentare e seguiti nelle prime mute.

 

Incroci tra consanguinei

Un’ attenzione da porre rispetto alle varietà “non-naturali” di esemplari, specialmente le tipologie rare e più costose, è che possono essere degli incroci. Gli incroci tra consanguinei possono essere una parte essenziale nella produzione e mantenimento di animali con specifiche caratteristiche; ciò è dovuto al fatto che molte mutazioni sono geneticamente recessive combinato al fatto che una mutazione può essere stata originata da un singolo esemplare con caratteri anormali. Gli incroci svelano le mutazioni recessive che, alcune volte possono essere desiderabili (per creare una nuova colorazione o disegno) ma altre volte possono essere deleterie (quando insorgono deformità,malattie e disturbi in generale). E’ impossibile stabilire quando potranno insorgere problemi; una generazione di incroci è sufficiente a produrre alcuni esemplari con problemi ma alcune volte molte generazioni di incroci possono essere ragionabilmente tollerate.

La più comune varietà mutante di Elaphe, le varietà amelanistica e aneritristica, in generale non sembrano soffrire di difetti  legati agli incroci.

Altre tipologie che riportano mutazioni o allevamenti molto selettivi , devono essere guardati con molta attenzione.

Avendo una possibilità di scelta, è meglio orientarsi  su esemplari  incrociati il meno possibile.

 

Selezione di un esemplare sano  

Benchè non sia mai possibile stabilire con esattezza quanto un animale sarà sano in futuro, ci sono dei piccoli accorgimenti da adottare per diminuire i rischi e cercare di selezionare un esemplare il più possibile sano.

Tono muscolare.L’animale deve trasmettere una sensazione di forza quando viene maneggiato; qualsiasi segno di debolezza può essere un indizio di salute precaria.

Peso corporeo. Evitate gli esemplari visibilmente magri con una spina dorsale troppo evidente.

Comportamento. Quando è nelle vostre mani, l’animale deve essere attento, deve dimostrare un comportamento vivace ed un interesse per ciò che lo circonda.

Deformità o morsicature. Controllate che non siano presenti rigonfiamenti, noduli o gibbosità lungo la spina dorsale specialmente nel tratto vicino alla coda. Le morsicature possono non essere un grave problema solo se  si ha la certezza che possano guarire.

Presenza di parassiti.Si presentano come minuscoli puntini scuri che si muovono sul corpo del serpente. Si attaccano alla pelle tra le scaglie e attorno il bordo degli occhi. E’ difficile che siano presenti su un esemplare giovane nato in cattitvità ma è sempre consigliabile disporre di un disinfestante per il trattamento.

Infezioni respiratorie. Presenza di muco spumoso dalla bocca o dalle narici, può essere un segnale di un disturbo respiratorio. Controllare quindi sempre che all’interno della bocca non ci sia muco, per scongiurare qualsiasi infezione locale e non.

Pelle del ventre. Il ventre si deve presentare estremamente pulito e senza incrostazioni; la pelle deve essere priva di qualsiasi indizio di infezione.

 

Alloggio e mantenimento  

 

Prevenire le fughe

La prima esigenza per tutti i proprietari di serpenti è quella di disporre di un contenitore a prova di fuga. Molti principianti infatti perdono il loro serpente  perché riesce a scappare dal terrario; i serpenti del resto sono conosciuti per la loro abilità nel “modellarsi” e “allungarsi”  per strisciare attraverso piccole aperture. Comparato ad altre specie oltretutto, l’Elaphe, è piuttosto snello e abile arrampicatore. E’ quindi consigliabile un terrarioin vetro ,chiuso con coperchio,nel quale l’apertura sia posta frontalmente  tramite vetri scorrevoli (in un terrario di dimensioni medio-grandi) o vetro a caduta (in piccoli terrari) per facilitare il controllo dei movimenti dell’animale quando dobbiamo accedere all’interno e avere la possibilità di bloccare velocemente una possibile via di fuga. Il coperchio può essere fisso o mobile ma mai utilizzato come apertura principale perché più difficile da gestire come posizione specialmente nei terrari medio-grandi.

 

Terrario

Le dimensioni del terrario devono essere valutate tenendo presente che questi esemplari necessitano di parecchio movimento; per un esemplare adulto è consigliabile una dimensione non inferiore al metro.

 Lo strato di fondo può variare secondo una scelta personale tra i diversi tipi di corteccia di pino in commercio o segatura. Deve essere sempre presente un contenitore con l’acqua di dimensioni tali che l’animale possa  collocarvisi qualora ne avesse necessità (anche se l’Elaphe normalmente non ama stare a bagno).

E’ necessario anche creare dei rifugi (con sugheri,tronchi o radici) dove l’animale possa trascorrere buona parte del suo tempo come abituato in natura e, se possibile, disporli uno, in una zona calda ,l’altro in una zona più fredda per dare modo all’animale di scegliere dove collocarsi.

 

Temperatura e riscaldamento

Un esemplare adulto necessita di una temperatura quotidiana fra i 25°-30°C, un giovane fra i 27°-32°C. Normalmente è consigliato l’impiego di piastre riscaldanti o cavetti posti sul fondo del terrario in modo che riscaldino una zona pari circa alla metà della superficie totale. Se il terrario è di grandi dimensioni, è possibile inserire una fonte di calore aggiuntiva tramite una lampada incandescente anche se difficilmente l’animale si posizionerà  in modo da coglierne il calore diretto. Per monitorare la temperatura, può essere applicato un termostato elettronico.

 

Trattamento

L’Elaphe è riconosciuto tra tutti i serpenti come il più raccomandato e il  più facile da trattare. Gli adulti cresciuti in cattività sono notoriamente calmi  e anche quando vengono maneggiati, non mostrano una particolare agitazione che in altri serpenti si può manifestare con precisi comportamenti.

I piccoli possono essere un po’ più nervosi, non di rado capita vederli far vibrare la coda e qualche volta possono mordere. Normalmente però questi sono tipici segnali di difesa, se l’animale è spaventato  assume la caratteristica posizione a spirale e si prepara a colpire. Un movimento troppo vicino o troppo veloce, può indurre un animale già spaventato, a mordere. E’ bene quindi porre molta attenzione a come ci si accosta all’animale, non spaventarlo e maneggiarlo sempre con molta delicatezza per mantenerlo tranquillo ed abituarlo alla vostra presenza.

 

Alimentazione e crescita

 

Alimentare un adulto  

Gli esemplari adulti sono molto facili da mantenere con una dieta basata esclusivamente su topi d’allevamento.  

 

I topi  allevati sono normalmente nutriti con buon cibo e risultano essere quindi un buon nutrimento per i serpenti.  La maggior parte di questi esemplari si abitua facilmente a cibarsi di topi  surgelati;  ciò comporta numerosi vantaggi, soprattutto la possibilità di disporre in qualsiasi momento e situazione di cibo per il nostro animale. 

L’adulto deve mangiare ogni 8/10 giorni.

 

Alimentare un piccolo

Il cibo più appropriato per i piccoli di Elaphe, sono i topi rosa appena nati. Una volta ambientato, il piccolo può mangiare ogni 3-5 giorni un topino di dimensioni  proporzionate alla sua crescita. Cibandolo con minore frequenza non insorgeranno particolari problemi al di fuori dal fatto che crescerà con minore velocità.

E’ importante comunque seguire alcuni accorgimenti quando si deve cibare un piccolo per prevenire qualsiasi problema futuro legato all’alimentazione.

·         Il piccolo deve essere tenuto sempre al caldo per facilitare la digestione.

·         Il terrario non deve essere di grosse dimensioni per permettergli di avvistare subito e facilmente la preda.

·         Se tenete più piccoli in uno stesso terrario, separateli  per cibarli in modo da poterli controllare singolarmente.

·         Nel terrario deve essere sempre presente un rifugio nel caso il piccolo preferisse nascondersi per cibarsi.

·         Le dimensioni delle prede devono essere preferibilmente piccole per facilitare la digestione.

·         Normalmente i piccoli incominciano a mangiare solo dopo la loro prima muta (circa un mese dopo la schiusa).

 

Problemi nell’alimentazione

La maggior parte di giovani esemplari di Elaphe, mangia senza problemi  i piccoli topi rosa e, una volta incominciato, difficilmente presenteranno difficoltà nel cibarsi.  Tuttavia è possibile che alcuni piccoli siano riluttanti ad  incominciare a mangiare i topini, quindi sarà bene sapere come potersi comportare adottando piccole tecniche di aiuto.

·         Mettere il topino vivo nel contenitore con il serpente e tenerlo per poche ore; normalmente se non viene mangiato entro breve tempo è consigliabile toglierlo e riprovare inserendolo già morto.

·         Molti serpenti possono essere infastiditi  e inibiti dall’odore particolare del topo, per cui è meglio lavare la preda prima di offrirla.

·         Provare ad offrire ,in alternativa al topino, una piccola lucertola strofinandola con un topo per trasferirle un poco di odore; l’aspettativa è che il piccolo si abitui gradatamente al l’odore del topo fino a cibarsene.

Non è consiglabile, infatti, alimentare abitualmente i vostri serpenti con lucertole perché sono più facilmente portatrici di disturbi.

E’ augurabile non dover ricorrere ad una alimentazione forzata per la quale si debba imboccare il piccolo, ma in quel caso , aiutandosi con una siringa, bisogna introdurre un piccolo topino direttamente nella bocca dell’animale  ponendo molta attenzione  nel momento in cui gli si apre la bocca. Il topino può essere vivo o morto, l’importante è verificare subito che il serpente lo possa ingerire ; in caso contrario sarà bene aiutarlo massaggiandolo  leggermente.

Se l’operazione risultasse impossibile, provare, sempre con una siringa ma di dimensioni molto più piccole, ad introdurre del cibo per gatti o dell’omogeneizzato alla carne; ma questa alternativa deve essere considerata proprio come ultima perché è difficile che il piccolo di serpente riesca in questo modo ad assimilare qualcosa.

 

Crescita  

I piccoli, subito dopo la schiusa, sono lunghi tra i 23-35 cm. e pesano circa 5-10 g. Piccoli con una crescita rapida, possono assimilare più del 40% del peso del loro cibo in peso corporeo. Normalmente nel primo anno di vita si verifica una costante e considerevole crescita che può portare il piccolo a raggiungere il peso di 100 g.

 

 

Accoppiamento e riproduzione

 

Periodo di freddo per gli adulti

Come altri serpenti che provengono da climi temperati, gli esemplari di Elaphe in natura sono inclini a seguire il cambio stagionale del tempo; sono quindi inattivi nella stagione fredda invernale e i primi caldi primaverili servono per prepararli  alla riproduzione e a riprendere tutte le normali funzioni (tra cui quella di cibarsi). Normalmente infatti gli allevatori devono ricreare in cattività il cambio di stagione e, dopo averli mantenuti a basse temperature per simulare l’inverno, ambientarli man mano ad un aumento di temperatura che dovrebbe risvegliare gli impulsi riproduttivi.

Adottando quindi questo “trattamento” con un serpente, si arriva a programmargli il ciclo annuale della sua vita, che si può ragionevolmente suddividere in quattro parti fondamentali.

·         La prima parte , che può durare per pochi mesi, è il periodo del freddo invernale nel quale gli animali cessano di espletare le loro normali funzioni e che serve per indurre e sincronizzare la riproduzione.

Questo periodo di freddo, è generalmente considerato come periodo di letargo anche se in effetti non si tratta di un reale letargo.

·         La seconda parte, il periodo post-letargo, è il periodo nel quale come prima cosa viene alzata la temperatura e la maggior parte degli esemplari riprende a cibarsi, ma non è garantito che emerga da subito un comportamento sessuale mirato alla riproduzione. Il periodo dura circa un mese e si può generalmente considerare terminato con l’avvenire della prima muta  dopo il letargo.

·         La terza parte di questo ciclo annuale, è la cosidetta “stagione della riproduzione” durante la quale avviene l’accoppiamento e la cova delle uova e nella quale, entrambe i sessi, attraversano un lungo periodo di tempo quasi del tutto a digiuno. Quando la covata delle uova si considera terminata per quell’anno, circa sei mesi dopo la fine del letargo,tutti gli esemplari generalmente possono riprendere ad alimentarsi con le normali razioni di cibo fino al prossimo periodo invernale.

·         La quarta parte dell’anno è quindi rivolta alla ripresa di una normale alimentazione benchè in molti casi il limite tra quest’ultimo periodo e il precedente sia molto vago.  

 

 

Serpenti che vivono naturalmente in aree con lunghi e freddi inverni possono richiedere un periodo di letargo più lungo e più freddo in relazione alla loro attività riproduttiva; esemplari originari di zone con inverni relativamente moderati, non richiedono un drastico abbassamento di temperatura e, alcune volte, può avvenire la riproduzione anche in assenza di un periodo di “letargo”.

Tuttavia, concesso che un periodo di freddo per un serpente del genere, può costituire nulla di più che una modifica nel loro riscaldamento, il fatto di non somministrargli cibo può essere raccomandato a chiunque desideri riprodurli e anche a chi non è interessato alla riproduzione.

Alcuni  esemplari possono smettere di mangiare comunque anche se non sottoposti a un periodo di freddo.

 

La temperatura durante questo periodo varia normalmente fra i 17°-22°C. Gli animali non mangiano fino alla fine del periodo di freddo anche se molti esemplari potrebbero essere già disposti a farlo.  Prima di sottoporli al periodo di letargo sarà bene accertarsi che abbiano completato la digestione dell’ultimo pasto.

Anche se la temperatura non è da considerarsi particolarmente bassa, si  nota immediatamente un calo delle attività durante questo periodo; gli animali infatti trascorrono la maggior parte del loro tempo fermi nei loro contenitori; appena la temperatura subisce un leggero aumento (dai 20° in su) è possibile notare alcuni lievi movimenti. Questo basso livello di attività, combinato con una bassa temperatura, porta gli animali ad affrontare il periodo di letargo con un minimo calo di peso. Adulti di tutte le taglie con una normale riserva di grasso, a meno che non siano in muta, calano solo dell’1.6% del loro peso corporeo da metà dicembre a metà gennaio e solo di un ulteriore 0.7% (del loro peso corporeo) tra metà gennaio e metà febbraio. Una muta di pelle, se è avvenuta, può produrre un aggiunta del 3% di calo del peso. Il maggior e più variabile calo di peso osservato durante la prima parte del periodo di letargo è probabilmente in minima parte causato da una quantità variabile di cibo che viene eliminato dall’animale,sottoforma di feci, poco dopo l’inizio del periodo. Frequentemente un animale può mostrare un lieve aumento di peso per un dato mese durante il letargo a dispetto del fatto che non ha mai mangiato; ciò è presumibilmente dovuto al fatto che il serpente ha bevuto di recente. E’ infatti bene ricordare che durante questo periodo deve comunque essere disponibile dell’acqua.

Esemplari particolarmente magri possono perdere peso più rapidamente rispetto ad animali sani con una normale riserva di grasso; ciò può dipendere dal fatto che un animale magro tende a bruciare le riserve di carboidrati e proteine al posto di quelle di grasso.

 

 

Periodo di riproduzione

La  “stagione della riproduzione” è chiaramente definita per le femmine e ha inizio con la loro prima muta post-letargo. Su 50 o più accoppiamenti osservati in diversi periodi dell’anno, apparentemente nessuno coinvolgeva femmine che non avevano ancora fatto la loro prima muta dopo il letargo e raramente si vede un maschio particolarmente interessato all’accoppiamento con una femmina che non ha ancora mutato.  Tutti i maschi di serpenti sono attratti dall’odore di un ferormone presente sulla pelle della femmina riproduttiva, non è quindi da stupirsi che la rimozione del vecchio strato di pelle  attraverso la muta  permetta che l’odore si accentui e che possa quindi attrarre in modo maggiore.

Il termine  del periodo riproduttivo per una femmina appare essere abbastanza repentino e avviene circa 20 giorni prima che deponga le uova e corrisponde, in termini di tempo, ad una settimana prima della muta pre-covata. L’accoppiamento normalmente avviene al di fuori di questi due “confini” di tempo che possono durare da uno a due mesi.

Può verificarsi una seconda “stagione riproduttiva” per la femmina che deve deporre una seconda covata di uova; questo secondo periodo è tuttavia meno pronunciato, normalmente si verificano solo il 10% delle copulazioni malgrado le covate stimate siano circa un terzo del totale delle uova covate.

L’inizio di questo secondo ciclo avviene in concomitanza con la terza muta dell’anno ( circa 15 giorni dopo la deposizione della prima covata) e il termine avviene prima della quarta muta.

 

Diversamente che per la femmina, nel maschio questo periodo di riproduzione non è ben definito.

Di norma  l’accoppiamento avviene dopo la prima muta post-letargo anche per il maschio, tuttavia si possono notare parecchie eccezioni. In alcuni casi il maschio può accoppiarsi giorni prima della sua prima muta di stagione, in altri può avvenire alcuni giorni dopo. In diverse occasioni si è verificato un accoppiamento anche parecchie settimane dopo il periodo normalmente stabilito.

Ovviamente alcuni maschi sono più interessati all’accoppiamento rispetto ad altri e anche le femmine non sono sempre egualmente attratte; per questa ragione è bene porre un’attenzione particolare al momento del corteggiamento che è risultato essere abbastanza determinante per la riuscita di un buon accoppiamento.

 

Corteggiamento

Il comportamento rivolto al corteggiamento, è simile a quello di altre specie di serpenti e si può suddividere in tre fasi fondamentali: Inseguimento – Allineamento – intromissione e coito.

·         La fase dell’inseguimento incomincia quando il maschio ha un primo contatto con la femmina tramite lo struscio della sua testa lungo tutto il suo dorso; la femmina può rispondere fuggendo per far si che il maschio la insegua e la circondi e le si posizioni al di sopra del dorso. In questa posizione, il maschio può produrre dei particolari movimenti ondulati con la parte bassa del suo corpo rivolti alla zona del corpo della femmina con la quale è in contatto; i movimenti andranno aumentando e potranno essere accompagnmati da altrettante ondulazioni del tronco.

·         La seconda fase,dell’allineamento tattile, incomincia con la ricerca copulatoria da parte del maschio e può continuare ad includere il movimento ondulatorio già descritto. Lo sforzo della copulazione coinvolge il maschio in diverse contrazioni del corpo che avvengono in preparazione del raggiungimento della posizione di allineamento che si attua attraverso il contatto fra l’apertura posteriore del maschio con quella della femmina da cui potrà seguire l’intromissione.

·          La terza fase, l’intromissione, avviene quando, in posizione di allineamento, il maschio rovescia uno dei suoi due emipeni all’interno dell’apertura della femmina. La considerevole, precedente, attività del maschio può cessare quasi completamente una volta che l’intromissione è compiuta e spesso, il solo movimento visibile, durante l’acccoppiamento , è una lieve ondulazione delle code degli animali .

 

La durata complessiva del corteggiamento da parte del maschio è generalmente breve; probabilmente dura meno dei ,circa, venti minuti  impiegati per l’intromissione e alcune volte dura poco più di un minuto.

Un segnale rivelatore che l’accoppiamento è avvenuto è la presenza di una piccola quantità di un viscoso fluido giallognolo nel contenitore dove erano posti i due serpenti.

Entrambi i sessi possono accoppiarsi ripetutamente durante un unico periodo riproduttivo, non risulta anomalo quindi vedere una femmina accoppiarsi con due differenti maschi a distanza di poco più di un’ora e un maschio accoppiarsi almeno due volte ogni giorno.

 

Attività del maschio nel periodo riproduttivo

Durante il culmine della stagione riproduttiva, i maschi adulti sono molto attivi fino al punto da risultare difficili da contenere nei loro spazi e non sicuramente a causa di una ricerca di cibo, del quale fanno tranquillamente a meno durante questo periodo. Questa agitazione è un istinto innato che tende ad aumentare la loro possibilità di ottenere un accoppiamento; in natura, maschi che trascorrono il periodo riproduttivo fermi nelle loro tane, difficilmente incontreranno la femmina rispetto a maschi sempre in movimento e alla ricerca dell’accoppiamento. Ovviamente non sempre un eccesso di attività può assicurare un particolare interesse da parte del maschio; alcuni maschi molto attivi possono risultare completamente disinteressati a qualsiasi femmina introdotta nel loro spazio. Ciò suggerisce che il meccanismo interno (presumibilmente ormonale) che fa scattare l’attività e la libido, non è esattamente lo stesso. Il cervello di un animale evidentemente può portarlo a cercare senza necessariamente dargli un’idea di che cosa cercare.

 

Maschio combattente

Come in molte altre specie di serpenti, il maschio di Elaphe, può fisicamente combattere un altro maschio durante il periodo riproduttivo. Normalmente, vincono queste competizioni gli esemplari più grossi, come accade in tutte le specie animali  dove avviene un combattimento per  raggiungere la riproduzione con la femmina.

Contrariamente, in alcune specie di serpenti (come per il serpente “giarrettiera”) dove il combattimento fra maschi è assente, si hanno esemplari maschi che sono più piccoli rispetto alle femmine. Ciò sembra evidenziare che il combattimento potrebbe avere come principale scopo quello di “proteggere” femmine di taglia inferiore rispetto al maschio.

 

Nei maschi di Elaphe, il comportamento di lotta sembra avere inizio con una combinazione di stimoli chimici,visivi e tattili. I maschi possono distinguere chiaramente il loro odore rispetto a quello di femmine riproduttive o quello di altri maschi e ciò è dimostrato dal fatto che possono mostrare molto interesse  di fronte all’odore di una muta di un altro maschio e nessun interesse rispetto alla propria.

Una volta riconosciuto quindi un altro maschio e associato come possibile rivale, i due si uniscono per il combattimento incominciando a contrarre il corpo in modo da incitare il conflitto (tecnica utilizzata anche dalle femmine nei confronti dei maschi per allontanarli) per poi attorcigliarsi fra di loro in una stretta molto forte nella quale è possibile coinvolgere anche altri maschi. Maschi di uguali dimensioni possono combattere per un considerevole periodo di tempo; spesso però uno dei due può decidere di averne avuto abbastanza e scappare, sperando che il vincitore non decida di seguirlo per continuare.

Nonostante si verifichino questi comportamenti, durante il periodo riproduttivo non bisogna escludere la possibilità di tenere insieme esemplari maschi. Alcune volte, se il numero dei maschi non è consistente, è possibile che non si verifichino particolari lotte; ma anche se è evidente che si verificheranno, è meglio forse abituarli insieme perché è facile che siano meno aggressivi rispetto ad un maschio che è sempre stato da solo.

Si è potuto vedere anche maschi di piccole dimensioni inseriti in gruppi di maschi più grandi; il piccolo ovviamente ha avuto l’istinto di scegliere di non lottare, ma non per questo si è rivelato meno pronto alla riproduzione rispetto agli altri.

 

Gestazione e covata delle uova

Prima della deposizione delle uova si verificano  alcuni segnali di cambiamento nell’animale; oltre che il rifiuto al cibo è evidente un incremento delle dimensioni  corporee specialmente nell’area addominale.

Un’altra caratteristica della gestazione è l’avvenimento della muta; una pelle in muta precede spesso una deposizione ed è ormai prevedibile che avvenga tra i 10 e i 14 giorni prima.

In questo periodo avviene anche un maggior incremento del livello di attività, che normalmente si verifica subito dopo la muta. Questo accrescimento dell’attività  è più pronunciato rispetto a quello del maschio nel periodo riproduttivo ed è legato soprattutto alla ricerca , da parte della femmina, di un posto sicuro dove covare. Uno o due giorni prima di deporre, la femmina si “sistema” nel posto destinato alla covata e attende la deposizione.

La tipica sistemazione che si può prevedere per una covata è di disporre che le uova vengano deposte in uno strato di terra all’interno di un contenitore, il contenitore deve essere  sistemato in un posto piuttosto nascosto; in una sorta di rifugio ed è possibile che possa essere utilizzato per le covate di altre femmine. L’odore delle uova si protrae nel luogo ed è quindi facilmente riconoscibile per le femmine dove poter andare con sicurezza.  

Bisogna però porre attenzione  nel garantire alle femmine in deposizione, un luogo isolato e sufficientemente umido per evitare che la deposizione avvenga in circostanze per le quali si possano poi perdere le uova.

La covata termina dopo meno di un giorno; alcune eccezioni avvengono quando una o più uova non fertili sono deposte prima o dopo o quando una femmina non è in grado di covarle tutte.

Alcune femmine mostrano tempi differenti  per le loro deposizioni, anche in base alla fine del loro periodo di letargo; su un campione di alcune femmine alla prima covata, si è potuto dimostrare che il tempo trascorso fra la prima e l’ultima covata  è stata di circa 50 giorni.

 

Dimensione e numero di uova

La dimensione delle uova varia  normalmente fra femmine diverse.

Normalmente una femmina, durante tutta la sua vita, è portata a produrre uova della stessa dimensione a meno che non subentrino situazioni particolari che la portino ad un calo di peso notevole.

In una data femmina è quindi più facile che vari la forma ma non la dimensione delle uova; in un determinato anno una femmina può deporre tutte uova tonde e l’anno successivo possono essere tutte più allungate. Solo le femmine particolarmente piccole sembrano essere più predisposte a produrre uova quasi sempre allungate.

 

La quantità di uova nelle varie covate varia considerabilmente; una prima covata può produrre 15 uova e la seconda 11. Le più piccole covate sono di 5 uova mentre le più grandi sono di 35 e non è difficile che questi due casi estremi si possano verificare con lo stesso esemplare perché la covata minore può essere la seconda di un’annata e quella maggiore la prima di  un altro anno. Su una campionatura di più di 1000 uova solo il 19% risulta infertile; per una singola femmina, in circa tre anni di deposizioni, la percentuale di uova infertili  va dal 38% (19 uova su 50) allo 0,4% (1 uovo su 228).

Normalmente la seconda covata  produce sempre una minore quantità di uova rispetto alla prima, anche perché può avvenire anche solo pochi mesi dopo e quindi, il tempo a disposizione, per riprendere un adeguato peso corporeo e un totale recupero di forze, è troppo breve.

 

Dopo la deposizione

Tutto questo periodo risulta essere piuttosto gravoso per la femmina; Una covata di uova può ridurre il peso corporeo di una femmina di circa 1/3 e, se la femmina ha una doppia covata in uno stesso anno, il suo peso  può raggiungere meno della metà di un normale peso. Ritardando nel recupero, questo eccessivo calo di peso può mettere a repentaglio, compromettere, la riproduzione dei successivi anni e, in casi estremi, può portare alla morte della femmina. Deve essere quindi  rivolta una particolare attenzione per ridurre al minimo le possibilità di insorgenza di problemi dopo la deposizione delle uova.

Dopo la deposizione, la femmina entra in un altro ciclo di muta, le covate infatti avvengono sempre tra due periodi di muta in uno spazio di tempo compreso fra i 20 e 30 giorni. Solo in rari casi accade che la muta avvenga dopo solo due giorni dalla deposizione ma , probabilmente , la precedente era avvenuta molto prima rispetto al normale.

Normalmente in questo periodo le femmine recuperano il loro appetito e, devono essere particolarmente seguite per non incorrere in problemi legati al periodo di digiuno o allo sforzo fisico che hanno sopportato.

Animali particolarmente magri e provati dalla covata, possono avere difficoltà a digerire il cibo ed essere soggetti a frequenti rigurgiti; meglio quindi riabituarli al cibo offrendo loro piccole quantità  ad intervalli di tempo regolari per ristabilire il ritmo di alimentazione.

 

 

Incubazione e schiusa delle uova  

Le uova fertili posso spesso aderire con forza una all’altra e spesso, tutte le uova di una covata possono essere attaccate insieme e formare un singolo grappolo. Le uova unite, possono essere facilmente staccate con poca difficoltà però è bene porre attenzione.

Quando una femmina ha terminato di deporre le sue uova, è consigliabile trasferirle in un contenitore coperto e riempito  per il 50-70% di vermiculite umida; la vermiculite sarà  annualmente sostituita per impedire di trasportare eventuali funghi alle nuove uova.

Le uova vanno disposte sulla superficie dello strato di vermiculite in modo da poterle facilmente controllare; la giusta quantità di acqua che deve essere presente nella vermiculite è la minima quantità  necessaria che permetta alle uova di essere turgide e non più di tanto incavate (1 volume d’acqua per 10-15 volumi di vermiculite).

Una buona portata di temperatura  per incubare le uova è tra i 27°-30°C, benchè variazioni tra i 21°-32°C possono essere tollerate.

Per raggiungere la giusta temperatura alcune volte bisogna utilizzare riscaldatori esterni che si possono facilmente acquistare nei centri specializzati. Si può scegliere se utilizzare una piastra riscaldante monitorando la temperatura o un cavetto. In tutti i casi è necessario controllare che non avvenga un aumento di caldo notevole in relazione anche agli sbalzi esterni ed è quindi preferibile una temperatura relativamente bassa piuttosto che una molto alta.

Per un miglior controllo della fonte di calore, si può collocare la piastra o il cavetto  al di sotto di una sottile lastra di alluminio ampia abbastanza da disperdere il calore per i 2/3 del contenitore; in questo modo si verranno a creare una zona calda e una zona fredda permettendo ai piccoli di scegliere dove stare.

Attenzione alla formazione di condensa nelle zone laterali del contenitore e sotto le uova;  per questo motivo è importante rimuovere lo strato di vermiculite e ridistribuire l’umidità nel contenitore. Le uova non devono assolutamente inumidirsi; una zona umida può essere facilmente soggetta  ad un attacco di funghi.

Uova leggermente afflosciate possono essere il risultato di un ambiente troppo secco o essere prive di un embrione vivo; qualora fossero vive, incominceranno ad espandersi in pochi giorni se coperte con un buono strato umido di vermiculite.

Una modesta quantità di uova  intaccate è piuttosto normale nei giorni precedenti alla schiusa. Una minoranza di uova che appare più o meno buona sulla covata, può rovinarsi durante il corso dell’incubazione; alcune covate sembrano essere più predisposte di altre. Una potenziale causa di ciò, può essere l’infertilità; uova che sembrano abbastanza buone possono essere infertili e possono raggiungere il termine di incubazione senza presentare particolari segni.

Un altro potenziale contributo al decesso  veloce delle uova riguarda i problemi del guscio. Si può verificare che in una covata  ci siano alcune uova che appena deposte presentino tante piccole sfaccettature sul guscio; queste uova sono molto più delicate delle altre ed è anche possibile che si formino dei buchi dai quali può uscire il liquido interno. Tali rotture promuovono la crescita di microbi fino a portare alla morte dell’embrione.

Su una quantità di uova che inizialmente sembra aver intaccato bene, riescono a schiudersi l’80-85%.

Poche covate risultano avere una percentuale minore di schiuse e alcune addirittura raggiungono il 100%.

Il periodo di tempo che intercorre fra la deposizione delle uova e la loro schiusa dipende molto dalla temperatura; esaminando alcuni esempi di differenti deposizioni e schiuse, potremmo chiaramente verificare l’affermazione.

Un anno le uova  deposte a fine estate sono state tenute  senza una fonte di calore aggiuntivo; la covata è rimasta a temperatura ambiente (21°C) per tutto il tempo dell’incubazione e la schiusa è avvenuta 96-100 giorni dopo la deposizione. Solo 4 delle 8 uova di questa covata si sono schiuse e i nati erano molto piccoli e non avevano assorbito nulla del loro sacco vitellino che era ancora all’interno delle uova.

Le 4 uova non schiuse, contenevano i piccoli completamente sviluppati ma morti e presumibilmente lo erano perché troppo deboli per rompere il guscio.

Due altre covate deposte all’inizio dell’estate dello stesso anno ed esposte ad una media temperatura si sono schiuse 93-102 giorni dopo la deposizione,la prima, e 84-89 giorni dopo la seconda. Le uova che hanno impiegato 84 giorni provengono dalla stessa femmina delle prime otto uova descritte. I piccoli di questa seconda covata si sono schiusi e sviluppati senza presentare alcun problema.

Un anno dopo altre uova sono state tenute a temperatura fra i 28-32°C  e dopo 50-60 giorni dalla deposizione, si sono schiuse.

La schiusa di tutte le uova avviene entro pochi giorni l’una dall’altra ed ha inizio con la comparsa di piccole rotture sulla superficie del guscio dovute alla pressione esercitata dal piccolo per emergere; avvenuta la rottura della parte superiore del guscio, non sempre il piccolo esce immediatamente e alcune volte purtroppo, non ha la forza di emergere; spesso si potrebbe evitare la loro morte aiutandoli a rompere il guscio e ad uscire.

Raramente un uovo singolo può contenere una coppia di gemelli (1 su 1000).

 

Muta della pelle

 

Come gli altri serpenti, l’Elaphe periodicamente muta la sua pelle. Il primo ciclo di muta incomincia quando la normale colorazione dell’animale diventa opaca e gli occhi si offuscano ricoprendosi di una patina chiara. Dopo pochi giorni   incomincia la muta della pelle; l’animale ha necessità di “strofinarsi” il corpo per aiutarsi a rilasciare la muta che normalmente, con particolari movimenti , riesce a sfilare  dal corpo in un unico pezzo. L’intero processo dura circa una o due settimane nell’adulto e tra i 7-10 giorni nel giovane.

Il disegno delle macchie della pelle è visibile in una muta come una debole colorazione marroncina.

Benchè una muta pesa solo circa la metà dell’1% del peso dell’animale dal quale proviene, si associa con un calo di peso totale del 2.5-3%, pari alla perdita che avviene in due o tre mesi di digiuno invernale. In aggiunta, il calo di peso , oltre al peso della muta stessa, deriva dall’acqua persa e probabilmente anche dallo sforzo metabolico avvenuto per sintetizzare una nuova pelle.

Durante il loro primo anno, i giovani esemplari mutano la loro pelle da 7 a 13 volte, normalmente a intervalli del tutto regolari. I giovani che, in cattività, sono cresciuti con un decorso piuttosto lento, possono essere fra quelli che mostrano il maggior numero di mute; ciò può essere dettato dal fatto che questi individui rimangono per più tempo in situazioni di caldo costante.

Adulti, di entrambe i sessi, normalmente mutano 6-8 volte in un anno; gli esempi di minore frequenza annuale appaiono essere dovuti ad errori relativi al mantenimento o a situazioni di disturbi e malattie.

Negli adulti il corso della crescita pare non interferire con la frequenza delle mute; esemplari che non mostrano un netto aumento di peso durante la muta annuale sono spesso quelli che duplicano il peso durante il corso dell’anno. La frequenza negli esemplari vecchi è decisamente inferiore.

Generalmente la muta non avviene nei tre mesi di letargo degli adulti; avviene un mese dopo il termine del periodo in entrambe i sessi e poco prima  e poco dopo la deposizione delle uova nelle femmine.

 

Disturbi e malattie

 

Introduzione

Questi esemplari di serpenti, in particolar modo se cresciuti fin da piccoli in cattività, sono tra i più facili da tenere e i meno inclini a manifestare particolari malattie; tuttavia  sono potenzialmente soggetti ad una serie di disturbi , molti dei qusali possono essere curati con successo. Di seguito verranno descritti alcuni fra i problemi più comuni che possono verificarsi e come prevenirli e curarli.

 

Problemi nella muta

Normalmente la muta viene sfilata senza difficoltà in un unico pezzo,ma può succedere anche che l’animale abbia difficoltà a rilasciare la pelle in muta e, che parti del suo corpo rimangano per troppo tempo “avvolte” nella muta causando seri problemi.

Per evitare tutto ciò è bene mettere sempre a disposizione dell’animale un contenitore con dell’acqua nella quale possa immergersi e aiutarsi ad ammorbidire la muta e quindi a sfilarla; attenzione anche al livello di umidità che comunque non deve essere eccessivo, è importante verificare sempre che il terrario sia provvisto di una buona areazione per evitare il crearsi di condensa.

Nel caso si presentasse una muta  non riuscita, una muta particolarmente secca e separata in piccoli pezzi, bisogna intervenire immediatamente massaggiando con delle garze umide tutto il corpo dell’animale e eliminando i pezzi di muta.

 

Parassiti

Difficilmente presenti su esemplari molto giovani, i parassiti possono essere facilmente trasmessi da un esemplare all’altro e quindi bisogna porre mota attenzione specialmente quando si acquista un animale adulto. Nel caso capitasse, il primo consiglio è quello di  saperli distinguere immediatamente; i parassiti si presentano come piccoli (1 mm), tondi, scuri bottoni che intaccano le scaglie e la zona attorno agli occhi e sono facilmente distinguibili; se avviene una muta regolare, sfilata in un unico pezzo, è possibile che tutti i parassiti vengano eliminati, ma è bene ricordare di eliminare il problema nel terrario per evitare che si ripresentino subito.

Il trattamento di disinfestazione deve riguardare l’animale e tutto il terrario; il serpente deve essere rimosso dal suo terrario e sistemato per alcune ore in un contenitore sterile con acqua nella quale deve essere immerso per far si che i parassiti anneghino. Nel frattempo tutto l’arredo del terrario deve essere eliminato e il terrario completamente svuotato e pulito con acqua e candeggina; una volta asciutto, il serpente può tornare nel terrario  nel quale verrà inserito un antiparassitario (Vapona) posizionato in modo tale che non sia a diretto contatto con l’animale. L’antiparassitario deve essere rimosso dopo 24 ore e il trattamento ripetuto dopo una decina di giorni.

 

Ferite del muso

Una ferita piuttosto frequente fra alcune specie di serpenti è quella a carico del naso, causata da un incessante sfregamento contro il vetro del terrario o il coperchio del contenitore nel tentativo di uscirne fuori. Benchè  questo genere di serpenti non appaia molto portato a procurarsi serie ferite sul naso, si possono trovare alcuni esemplari  che, specialmente se tenuti in piccoli contenitori senza rifugi, presentano il problema. La ferita normalmente si riesce a curare e per evitare che si ripresenti il problema, bisogna intervenire migliorando le dimensioni e l’arredamento del terrario.

 

Uova trattenute

Le femmine alcune volte sono incapaci  di  deporre interamente la loro covata di uova  e quindi possono incorrere ad una ritenzione decisamente pericolosa per la loro vita. In questi casi, un veterinario esperto potrà intervenire  attraverso la somministrazione di ormoni che inducano la deposizione oppure chirurgicamente asportando le uova.

 

Malattie respiratorie

Questa specie di serpenti appare piuttosto resistente alle infezioni respiratorie ma ,esemplari esposti a basse temperature per periodi di tempo prolungati o esemplari in stretto contatto con altri già ammalati, possono essere più predisposti. I sintomi di un’infezione respiratoria possono includere un leggero sibilare e la presenza di muco spumoso all’interno e a fianco della bocca. Gli esemplari affetti da questo disturbo sono spesso apatici e normalmente smettono di mangiare; quando la malattia è in fase avanzata, il serpente può rimanere spesso a bocca aperta e esalare forzatamente aria. In questo stadio l’animale rischia di morire se non viene immediatamente visitato da un veterinario e sottoposto ad un trattamento antibiotico. Per evitare di giungere ad una tale situazione di rischio, è consigliabile porre molta attenzione all’insorgere del problema e mantenere l’animale ad  una temperatura fra i 24°-26°C.

 

Gastroenterite  

I tipici sintomi dell’enterite possono includere vomito, diarrea, feci chiare e maleodoranti, sangue nelle feci, calo di appetito, calo di peso e disidratazione. Se non viene velocemente trattata, la gastroenterite può essere spesso fatale per l’animale. Il primo mirato intervento è un esame delle feci  eseguito da un veterinario qualificato che possa determinare la migliore cura.

Normalmente questo disturbo si verifica in esemplari mantenuti in condizioni igieniche e ambientali non buone.

Gli esemplari che saranno sottoposti al letargo invernale, dovranno essere scrupolosamente seguiti nell’ultimo pasto per garantitre loro una buona digestione pre-letargo e non incorrere in disturbi  gastroenterici.

I soggetti più a rischio rimangono gli esemplari di cattura rispetto ai nati in cattività.

 

Stomatiti

La stomatite è un’infezione delle mucose della bocca e i sintomi consistono nella presenza di materia biancastra caseosa all’interno e lungo il margine della bocca. Talvolta si nota prima che il serpente non riesce a chiudere completamente la bocca oppure quando si formano delle incrostazioni lungo la bocca. La malattia è infettiva e quindi l’animale deve essere isolato; il trattamento consiste nel pulire delicatamente la bocca togliendo eventuali incrostazioni e applicando del Betadine soluzione (tramite cotton-fioc). Il trattamento deve essere quotidiano fino a completa guarigione (generalmente due settimane).

Le infezioni più gravi vanno curate con antibiotici prescritti dal veterinario.

Fortunatamente l’Elaphe non è soggetta  facilmente a questa patologia.  

 

 

 

 

 

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